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Lo vedemmo scendere dal cielo, il coso, con due ali di vetro e una cosa in testa e incominciò subito a cosarsi mia moglie.
Gli dissi: a coso, credevamo fossi un angelo invece sei solo un coso erotico, un coso indiano della tribù degli Arapaho.
Il coso s'incazzò e con la sua testa tonda a forma di casso mi sputò in faccia, m'innervosì, gli tolsi l'aureola dalla testa, e gli tarpai le ali.
Poi il coso si trasformò in cosa e incominciò a ballare un ballo misterioso, un'arcana danza nella nostra stanza da letto, era una cosa strana ma ti prendeva nelle vene e nell'anima.
Poi vedemmo una cosina venire da est, era vestita tutta di bianco con ornamenti d'oro e incominciò a danzare, era un ballo pakistano quel ballo strano, non mi viene in mente il nome. Un ballo tra cosi e cose, tra spose e sposi. E noi a ballare insieme a loro il ballo del qua qua, una cosa estrosa, tra il ludico e il faceto, una cosa con l'aceto.
In là, ancora più in là dal Giappone camminavano lenti due cosi grossi, la carne flaccida, erano maschi ma avevano due cose femmine in petto.
Erano lottatori di sumo, e si misero a sumare nella stanza da pranzo, e ogni passo cadeva una cosa dal soffitto, quando incominciarono a lottare,
tremava tutto, e altre cose cadevano dall'armadio, dai mobili, cose di vetro, cosi di plastica. Era una cosa che non vi posso spiegare, una cosaccia.
Ed ecco due cosini uscire dalla cucina, correvano e saltavano come grilli, uno aveva i capelli ricci, l'altra le treccine more. Gli chiesi cosa ci fate qua? Rispose siamo venuti a giocare al gioco delle cose.
Lei mi dice la forma e io cerco d'indovinare di cosa si tratta, e c'innamorammo di quei due cosini, che divennero grandi.
Lei con gli occhi a mandorla e i capelli scuri, una cosa da mirare e rimirare, lui bello con capelli biondi ricci e occhi azzurri, e un coso che gli pendeva dal ventre, un coso che ogni tanto s'allungava quando vedeva la cosa dell'amica.
Poi da lontano si avvicinava un coso su un dromedario, aveva un velo che gli copriva la testa e il volto, era un tuareg, veniva dal Sahara, e cosava veloce come il vento. Si fermò, e anche lui voleva cosarsi mia moglie. Gli dissi a coso del deserto perché non ti cosi la tua tuaregga, vieni a rompermi i cosi in casa mia.
Lo spogliai da tutti i suoi veli e mantelli e lo appesi al balcone a prendere il sole, il coso incominciò a sudare delle cose strane, erano sabbia, e nebbia, furia e rabbia. Presi da compassione lo liberammo e subito partì per il paese dei cosi estrosi.
La cosa finì così, ci svegliammo, era solo un sogno, una cosa rosa che fluì dal mondo onirico, ma tutto ci era sembrato vero. L'angelo, i lottatori di sumo, i due bambini, il tuareg, poi capimmo che fu solo una cosa immaginifica, tutto un racconto creativo fatto in uno stato di coscienza alterato, uno stato di coscienza che cosava cose consapevoli e inconsapevoli. Ma la mattina il coso con le ali di vetro lo vedemmo veramente, andava dietro le belle ragazze, e rideva, rideva tutto eccitato, ed eiaculava barzellette sconce, e cose che non posso dire, cose indecenti e un po' adiacenti.